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ABBANDONO SCOLASTICO

Il dato sugli abbandoni scolastici precoci è parte di una fotografia più ampia, dominata da un fenomeno ormai palese: il blocco del cosiddetto ascensore sociale, cioè la speranza, per le nuove generazione, di avere condizioni economiche e di vita migliori delle precedenti. In Italia, quindi, chi nasce povero molto probabilmente morirà povero. E viceversa. Le disuguaglianze sono ereditarie. Non a caso, la percentuale più alta di abbandoni scolastici si registra nelle famiglie con redditi bassi e in cui gli stessi genitori non sono andati oltre la terza media. Molto accentuato anche il divario tra minori italiani e stranieri, con questi ultimi cha sono colpiti dal fenomeno della dispersione scolastica in modo molto più forte, soprattutto se nati all'estero, mentre va leggermente meglio per le cosiddette seconde generazioni. Considerazioni analoghe si possono fare a livello geografico: i ragazzi del sud fanno più fatica ad andare avanti. 

La situazione descritta fino ad ora, e cristallizzata dalle statistiche, ha un costo molto elevato per il paese. Si stima che, per ogni ragazzo che lascia la scuola, lo Stato spenda fino a due milioni di euro. Azzerare il fenomeno significherebbe recuperare fino a quasi sette punti percentuali di PIL. Un'enormità. Da dove vengono questi costi? Da diverse voci. Un'alta quota di abbandoni scolastici si traduce, ad esempio, in un incremento dei cosiddetti neet, i ragazzi tra i 20 e i 24 anni che non studiano, non si formano e non lavorano. Giovani schiacciati ai margini della società, che gravano su famiglie e istituzioni. Ma ci sono anche dei risvolti negativi più nascosti, come quelli che coinvolgono la salute. Studi accreditati, infatti, dimostrano che chi smette di studiare troppo presto, durante la vita tende ad avere maggiori problemi di salute, quindi a pesare di più sul servizio sanitario nazionale.
 

MARISOL - MENTORING SCHOOL Project "ONE-TO-ONE"

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