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MADRI in CARCERE

Spesso, nella fase iniziale della detenzione, tra le persone detenute si riscontrano disturbi psicologici che possono essere legati all’arresto, all’imprigionamento, al rimorso per il delitto commesso, alla previsione della condanna, o a disturbi preesistenti. Con l’ingresso in carcere la persona perde il ruolo sociale che aveva prima. La privazione degli affetti personali, di uno spazio proprio e della capacità di decidere autonomamente possono causare diversi scompensi, fisici e psicologici. Nelle carceri femminili vi è un’ulteriore variante. Rispetto ai padri detenuti, le detenute madri sembrano vivere con maggiore difficoltà il peso della detenzione, che è aggravato da un maggiore dolore per il distacco dai figli. La detenzione comporta una completa dipendenza dall’istituzione; come conseguenza si manifestano spesso ansia da separazione, ansia reattiva da perdita e crisi di identità. All’inizio della carcerazione i disturbi d’ansia possono manifestarsi come crisi d’ansia generalizzata. Se poi il disadattamento persiste, possono sopraggiungere attacchi di panico e claustrofobia. Nel carcere femminile di Pozzuoli, dove Antigone ha uno sportello di informazione legale che la porta a incontrare settimanalmente delle donne detenute, ci è capitato spesso di riscontrare questi sintomi in donne che facevano per la prima volta ingresso in un istituto penitenziario. Molte tra le 181 persone attualmente detenute in quel carcere sono madri private della responsabilità genitoriale, in conseguenza di una pena accessoria o di una decisione emessa dal Tribunale dei Minori.
Alcuni casi sono ancora più tragici. Si pensi agli ingressi in carcere di donne in gravidanza, che a volte sono anche a rischio. 

Quali possibilità hanno queste persone di portare avanti la gravidanza in maniera sana? 

Quali conseguenze ha la detenzione per la diade?

MARISOL - MENTORING SCHOOL Project "ONE-TO-ONE"

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