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OMOFOBIA - VITTIMIZZAZIONE OMOSESSUALITA'

Weinberg nel 1972 ha definito l’ omofobia come la paura di essere in stretto contatto con omosessuali uomini e donne così come la paura irrazionale, l’odio e l’intolleranza da parte di individui eterosessuali nei confronti di uomini e donne omosessuali.
Secondo Hudson e Ricketts il significato del termine omofobia è stato generalizzato a causa della sua espansione in letteratura, per includere ogni atteggiamento negativo, credo, o azione negativa nei confronti dell’omosessualità. Per chiarire questo problema, Hudson e Ricketts hanno definito come omonegativismo un costrutto multidimensionale che include il giudizio sulla moralità dell’omosessualità, sulle decisioni circa i rapporti personali o sociali, e qualsiasi risposta cognitiva negativa relativa a credenze, preferenze, legalità e desiderabilità sociale.
L’omofobia, d’altra parte, è stata anche definita come una risposta affettiva che comprende emozioni di paura, ansia, rabbia, disagio e avversione suscitate dall’interazione con persone omosessuali, senza che vi sia necessariamente una componente cognitiva consapevole di questa discriminazione. Molti stati prevedono ancora la pena di morte per aver compiuto atti omosessuali, molti di più considerano l’ omosessualità illegale. Solo una minoranza di stati inizia a riconoscere le unioni gay, a consentire la possibilità di sposarsi e di adottare figli. Qualcuno in più ha finalmente delle leggi che puniscono invece atti discriminatori verso persone omosessuali, mentre molti ormai hanno leggi che puniscono la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale nei luoghi di lavoro. Al di là degli infiniti e grandi temi correlati a questo episodio, sembra tuttavia interessante una ricerca pubblicata quest’anno sull’utilizzo nel linguaggio comune del termine gay (o di tutte le altre sue declinazioni), spesso con accezione negativa.

MARISOL - MENTORING SCHOOL Project "ONE-TO-ONE"

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