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SOLTUDINE ANZIANI

La solitudine è una compagna dolorosa di molte persone, in particolar modo anziane, e impatta profondamente sulla salute fisica e psicologica, portando spesso a esiti drammatici. Solitudine e isolamento sociale sembrerebbero associati a una riduzione della durata della vita simile a quella provocata dal fumo di quindici sigarette al giorno, con un aumento del 27% del rischio di mortalità prematura.Come è noto, la solitudine influisce sulla salute mentale, infatti essa costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo della depressione. Diverse ricerche dimostrano, inoltre, come tale condizione sia associata anche ad altre diverse patologie quali ansia sociale, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi neurocognitivi e ricopra un ruolo di mediatore nella relazione ansia-depressione. La solitudine comporta anche conseguenze negative per la salute fisica, come ipertensione, disturbi del sonno e deficit del sistema immunitario, con spesso conseguente adozione di forme disadattive di autoterapia quali consumo di alcol e fumo. Inoltre, la solitudine è associata a un aumento della mortalità, spesso con esito drammatico il suicidio. Secondo la teoria interpersonale del suicidio alla base di tale gesto ci sarebbero proprio la mancanza di connessioni e la percezione di essere un peso. Secondo il rapporto Istat 2018 circa il 40% degli ultrasettantacinquenni non ha nessuno a cui rivolgersi in caso di bisogno. Le cause alla base di tale condizione sono molteplici: crisi della famiglia, limitazioni fisiche e motorie, morte di molti coetanei, vedovanza, condizioni abitative limitanti, maggiore utilizzo di comunicazione tramite dispositivi elettronici piuttosto che face-to-face. La solitudine, insieme a età, patologie croniche e non autosufficienza, è dunque un fattore di rischio per il processo di fragilizzazione dell’anziano. Per quanto riguarda la relazione tra solitudine e demenza, uno studio interessante ha analizzato in soggetti cognitivamente sani l’associazione tra livello di solitudine percepita e presenza di placche beta-amiloide (biomarcatore della malattia di Alzheimer). Dai risultati è emerso che le persone positive alla beta-amiloide si sentivano di gran lunga più sole rispetto a chi era risultato negativo alla proteina.

MARISOL - MENTORING SCHOOL Project "ONE-TO-ONE"

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